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Cucina Romagnola

La caratteristica peculiare della cucina romagnola è quella di essere semplice e non particolarmente elaborata. Come in tutte le etnie la attuale cucina romagnola è il risultato delle esperienze gastronomiche anticamente passate in cui nello specifico c’è stata un influenza di signorie rudi e turbolente non eccezionalmente raffinate ( a parte i Malatesta) e tre secoli di dominio dello stato pontificio anchesso non prominente dal punto di vista gastronomico, e quindi probabilmente questo a portato la cultura culinaria dei romagnoli ad essere di natura semplice contadina se pur gustosa. La cultura marinara non è stata recepita oltre la riviera e la quantità e tipologie di piatti, formaggi e salumi è poco numerosa rispetto ad altre regioni ed alla Emilia stessa. Inoltre poi durante l’ultimo secolo sono andati in disuso dei piatti come la tardura che era una minestra di uova, formaggio e pan grattato, i manfrigoli che venivano mangiati al ritorno dai funerali, ed altri. 


Specialità Romagnole

Il cibo in Romagna raggiunge un altissimo livello quando si parla di minestre (asciutti od in brodo i primi in romagna vengono chiamati minestre, in brud o da sot) e sfoglia fatta in casa o meglio la “smortadova”: tagliatelle, maltagliati, tagliolini, garganelli di Ravenna, cappelletti, ravioli, strozzapreti, quadrettini, ecc. ricavati da una base di farina e uova come la stessa piadina. Aprendo una parentesi sui vini, in Romagna i più noti sono il: Sangiovese rosso, i bianchi Trebbiano ed Albana, il Pagadèbit, Biancale, Cagnina ed il Rosso di Bosco.

„Elenco dei piatti più comuni e tipici romagnoli: Cappelletti, Garganelli, Gnocchi, Passatelli in brodo o asciutti, Tagliatelle, Tortelli, Strozzapreti, Patacucci e fagioli, Zuppa Imperiale, Salumi, Castrato, Ciccioli di maiale, Coppa, Cotechino, Prosciutto, Salsiccia matta, Pollo o galletto arrosto, Brodetto alla marinara, Fagioli in giubbalunga, Scalogno di Romagna, Bracciatello, Bustrengo, bostringo o castagnaccio, uvetta e pinoli, saba, Savor, Scroccadenti , “
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E poi anche: Sfrappole, Zuppa inglese, Miacetto di Cattolica, Casatell, Formaggio di fossa, Raviggiolo, Squacquerone, Stracchino, Crescione o Cassone, piada ravennate con scorza di limone, Tortello nella lastra, Spianata e la Piadina che in ogni specifica zona viene cotta e preparata con spessori e metodi leggermente diversi.

Turismo in Romagna

La Romagna oltre alla sua famosa riviera ha tantissime altre bellezze culturali, storiche e naturali con cui attirare turisti italiani, europei ed anche dal mondo. Basti pensare che solo a Ravenna con i sui monumenti storici Bizzantini, quasi tutto l’anno ma ovviamente d’estate per ragioni climatiche vede un susseguirsi di pulman, comitive e singoli turisti che praticamente popolano il centro storico per visitare la Basilica di San Vitale, quella di San Francesco, Sant’Apollinare in classe, il Battistero Noeniano, la tomba di Dante ecc. ecc..

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Poi come attrattive storiche si può brevemente elencare la rocca di Riolo terme, la rocca Malatestiana a Cesena, Forli, San leo, Faenza, San Marino, Verucchio, e Rimini stessa con il ponte di Tiberio ed il suo centro storico zeppo di edifici antichi merita una visita turistica indipendentemente dal mare e dalla spiaggia. Le bellezze naturali in Romagna si trovano ovunque, dall’alba al mare in riviera, alla campagna e collina con il verde e stupendo panorama. Passando alle attrattive turistiche da mero divertimento in Romagna siamo tra i numeri uno se non proprio ì numeri uno!…, qui subentrano le discoteche trandy con musica all’avanguardia, locali da ballo latino e tradizionale, i parchi tematici, ristoranti, i pub, sport ed altri giochi. I questo scenario si inseriscono come da collante del tutto gli hotel che in Romagna applicano vantaggiosi prezzi mantenendo un professionale a cordiale servizio consolidato da anni ed anni di esperienza.

La Romagna su Internet

Anche dal punto di vista tecnologico la Romagna si distingue tra le regioni con maggiore evoluzione al passo con i tempi, ed in particolare nel settore Internet o meglio chiamato “web” si trovano tante pagine e siti che rimandano alla Romagna ed ai suoi prodotti locali. Specialmente il prodotto turismo della riviera Romagnola come è notoriamente conosciuto viene apprezzato dall’inizio del XX secolo e dalla massa della popolazione Italiana ed europea sin dagli anni 60.

Fino a pochi anni fà i turisti arrivavano in Romagna tramite agenzie turistiche, passaparola od addirittura casualmente, ora invece esistono tanti siti di albergatori e portali web che presentano benissimo Rimini, Cesenatico, Riccione, Milano marittima ecc., contribuendo in maniera fondamentale al perpetuarsi dell’arrivo a frotte di turisti in Romagna tutti gli anni e di conseguenza mantenere viva la fonte di entrate nella economia Romagnola.

Regione Emilia Romagna

Perchè la Emilia Romagna è una regione? Nel 1970 il parlamento Italiano dopo un secolo di discussioni politiche in merito ha attuato ufficialmente una legge in cui distingueva a fini amministrativi le specifiche regioni italiane, e quindi fino ad allora l’Emilia e la Romagna non erano unite se non da simili usi e costumi.

L’origine dei Romagnoli come cugini degli Emiliani ha una storia leggermente differente l’una dagli altri, per esempio la Romagna è stata soggetta allo stato pontificio per tre secoli mentre la zona della attuale Emilia ha avuto differenti dominatori, ma comunque questi due territori hanno avuto una grossa relazione culturale e commerciale sin dalla epoca Romana in cui venne costruita la mitica via Emilia da Rimini a Piacenza e probabilmente è questa la cosa che fa sentire bene uniti gli Emiliani ai Romagnoli e viceversa.

Non è un caso che nel 1970 i governatori politici a livello locale e nazionale abbiano deciso di istituire la regione Emilia Romagna, i dialetti sono molto simili tra loro, le idee, i modi di fare, la cultura ecc. delle due aree geografiche si coniugano alla perfezzione anche se come da buon sano campanilismo avvengono quegli sfottò o criticismo da una all’altra parte.

Caveia Romagnola

" La canzone Romagna mia, la piadina, i cappelletti ed altri presi uno ad uno si potrebbero definire simboli romagnoli, ma la “caveja” per il suo valore storico culturale con attributo mistico è il vero simbolo della Romagna.

Nella cultura contadina e popolare in tempi antichi si pensava che avesse poteri propizatori, come una sorta della attuale superstizione però come concetto esteso alla gran parte della popolazione romagnola, con l’idea generale che avesse il potere di? I romagnoli sentono parlare spesso della caveja, ma molti non sanno cosa è e quello che rappresenta. Praticamente la caveja è il simbolo della Romagna. Fisicamente è uno strumento metallico che anticamente veniva incastrato nel collegamento in legno di un carro ai buoi che lo trainavano. Come si vede qui in foto è la più comune, ma può avere decorazioni specifiche come il sole o mezza luna al posto del gallo, figure religiose e simili. Sostanzialmente la caveia è formata da una asta ed anelli metallici, più le decorazioni citate. 

Simbolo della Romagna

Ma perchè la caveia aveva ed ha valore simbolico?.., nella cultura contadina e popolare nei tempi antichi in Romagna si pensò che avesse poteri propizatori, come una sorta della attuale superstizione però estesa a quasi tutta la popolazione romagnola non solo a poche singole persone, con l’idea generale che avesse il potere di evitare disagi climatici al raccolto nei campi, che poteva prevedere una tal nascita, beneficiare la quantità di raccolti ed alimenti per la famiglia, aiutare il futuro dei nuovi matrimoni ecc., abbinando la caveja a simboli e riti religiosi come legare gli anelli della stessa come le campane nelle chiese in settimana santa.

„Per questi motivi la caveja si è radicata tanto nella civiltà romagnola antica, poi con l’avvento dell’era moderna meccanizzata lo strumento in se stesso andando in disuso a perso tutto il misticismo legato ad esso.“
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Attualmente la Caveja rimanendo il simbolo caratteristico della Romagna, viene usato solo in abito commerciale alimentare perchè da quel che di tradizione e genuinità del cibo romagnolo. Al Museo Urbini potrete vedere vari caveje esposte ed originali d’epoca.


 

Canzone Romagna Mia

Il maestro Secondo Casadei negli anni 50 scrisse quella che poi è divenuta per antonomasia la canzone romagnola, e simbolo della Romagna. (Da fonte Romagnamia.it), viene descritto che Il maestro Casadei aveva inizialmente scritto la canzone col nome “Casetta mia” e senza inciderla solo casualmente a Milano la propose al direttore artistico della casa discografica “la voce del padrone”, il quale consigliò di cambiare il titolo da Casetta mia a Romagna mia.

Con l’allora avvento dei juke-box e trasmissioni radiofoniche, la canzone Romagna mia inizialmente cantata da Fred Mariani ebbe una vasta diffusione fino ad arrivare già in pochi anni ad essere praticamente l’inno della Romagna e della sua gente, con popolarità non solo a livello regionale ma anche internazionale. L’orchestra Casadei di questa canzone ne ha fatto per anni il suo cavallo di battaglia ed è stata incisa e cantata anche da altri noti artisti come Claudio Villa, Rosanna Fratello, Nilla Pizzi, e Orietta Berti.

Come cita la canzone...“Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la stella tu sei l’amore”, di questo ritornello l’associazione del Museo Urbini ne fà un vero e proprio concetto su cui operare al mantenimento delle tradizioni e della cultura locale tramandata dai propri nonni che hanno vissuto lo scorso secolo. Questo viene fatto attraverso incontri e creazione di eventi che riportano in essere usi e costumi passati della gente di Romagna.


Storia della Romagna

L’attuale nome Romagna, seicento anni dopo Cristo e quindi in tardo latino veniva detto “Romània” col senso generico di mondo romano perchè all’epoca c’era una sorta di separazione tra il nord barbarico-longobardo e l’area ancora con influenza dell’impero Romano. All'inizio delle sue origini, veniva chiamata "Romània" col senso generico di Mondo Romano. Nel 190 avanti Cristo fu costruita la strada Emilia da Piacenza a Rimini... fino poi a divenire solo il nome della specifica area geografica attorno a Ravenna la quale divenne capitale Esarcato Italia, legata all’impero Romano. Da reperti archeologici risulta che la Romagna in zona Castrocaro-Terra del sole in epoca preistorica era già abitata, fino ad arrivare agli Umbri ed Etruschi che crearono Sarsina, Verucchio e Rimini. La via Emilia da Piacenza a Rimini fu già fatta dai Romani attorno al 190 avanti Cristo. Nel IV secolo dopo cristo i Celti lottando con i Romani conquistarono le zone della Romagna e le diedero una notevole impronta per oltre un secolo. Arrivando alla fine del V secolo dopo Cristo con l’invasione Longobarda verso Roma, la Romagna rimase come zona estraniata sotto il controllo dell’Esarcato di Ravenna con cultura Romano Bizzantina, per poi divenire brevemente preda Longobarda nel 751 e successivamente liberata dai Franchi in accordo col lo stato Pontificio la Romagna divenne una provincia della chiesa per un secolo in cui si crearono specifici citadine e territori comunali. Imola, Cervia, Cesena, Ravenna, Faenza, Rimini e Forli divennero nel medioevo (dal V al XV secolo) le principali città romagnole.

Nel 1500 l’allora Papa Alessandro VI mandò il condottiero Cesare Borgia nonchè cardinale arcivescovo, alla conquista della Romagna espugnandola alle signorie locali, e lo stesso papa fece poi divenire Duca di Romagna il Cesare Borgia, il quale si tenne Cesena come capitale romagnola. Dopo pochi anni lo stato pontificio rimosse il ducato riportando prima la Romagna sotto il suo controllo e poi distinguendola da Bologna con la nascita della “legazione di romagna”.

„Tra vari assetti geografici avvenuti in Italia la Romagna rimase sotto lo stato pontificio per altri tre secoli con una brevissima parentesi di dominio Napoleonico e sabaudio, nel 1861 divenne regione dell’appena creato Regno d’Italia.“
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Negli anni a seguire ci furono vari assestamenti geografici in vicinanza alle altre regioni che hanno definito la attuale appartenenza dei comuni e città di confine regione. Nel 1946 il Regno d’italia divenne l’attuale Repubblica Italiana.


Museo sulla Civiltà Contadina Romagnola

I dizionari italiani indicano la civiltà come il livello culturale, progresso materiale e spirituale ottenuto dall’umanità o da uno specifico popolo, e qui dato che stiamo parlando della civiltà contadina, praticamente e come se stessimo parlando della quasi totalità di popolazione fino all’ultimo secolo quando poi è arrivata un era più meccanizzata con sempre meno persone dedite alla coltivazione per sopravvivere. Esistono tanti musei o raccolte della civiltà contadina in Italia, in quanto a parte i grandi centri città ciò è un argomento di grande interesse dato che si rifà direttamente ai propri nonni e generazioni passate.

In teoria un museo della civiltà contadina dovrebbe avere reperti ed oggetti risalenti fino ai 10 mila anni fà quando si praticavano le prime lavorazioni sui terreni ed allevamento animali, ma per ovvie ragioni è già tanto se la civiltà contadina viene rappresentata con strumenti, utensili ed altri oggetti risalenti a 50, 100, 200 o 300 anni fà, che comunque tali oggetti e strumenti non erano tanto dissimili da quelli di millenni fà. Un Museo della Civiltà Contadina viene fatto per portare a conoscenza delle giovani e future generazioni quelle che sono state le condizioni e le abitudini di vita e di lavoro della gente d’un tempo, e valorizzare la memoria storica con conservazione e riappropriazione della cultura contadina locale.




Museo Urbini

Nasce nei primi anni 80 come collezzione privata di oggetti vecchi ed antichi della civiltà contadina. Essendo localizzato a Masrola di Borghi i Romagna è prevalentemente dedicato agli oggetti e mestieri della civiltà Romagnola. Poi il sig. Secondo Urbini continuò costantemente con passione ad ampliare l’area coperta dedicata agli oggetti ed a raccogliere e recuperare gli oggetti stessi in tutta la Romagna ed anche nelle regioni limitrofe come le Marche e Toscana, fino ad arrivare in pochi anni a fondare un vero e proprio museo privato dal carattere etnografico.

Nell’anno 2002 al culmine qualitativo della sua raccolta e ristrotturazione di oggetti, utensili, strumenti e macchinari antichi, il Museo Urbini offre la sua collaborazione al più “ufficiale” museo etnografico del comune di Santarcangelo di Romagna, in cui vengono trasferiti i pezzi da 90 come una locomitiva degli inizi del 900, un mulino per l’olio ed uno per la farina del 700, vari carri in legno e centinaia di piccoli pezzi introvabili che rappresentano gli usi e costumi dal 1700 fino agli anni 50 dello scorso secolo. Tuttora comunque il Museo Urbini conserva una gamma di oggetti, strumenti e macchiari che ben rappresentano la vita vissuta dai nostri antenati negli ultimi 200 anni. Il Museo Urbini può essere visitato gratuitamente da scolaresche a scopo didattico sugli antichi mestieri, da anziani per emozionarsi con il ritorno alla mente di antichi ricordi, da chi è curioso sul come vivevano i propri bisnonni ecc..





 


Secondo Urbini: Chiamato cordialmente "Condo" Il fondatore nonchè creatore del Museo Urbini è il sig. Urbini Secondo (vissuto dal 1931 al 2014), nato da classici genitori contadini delle colline Romagnole nel comune di Soliano al Rubicone.

Come si usava fare all’epoca, Secondo Urbini sin da piccolo iniziò a lavorare la terra assieme alla famiglia con i suoi numerosi fratelli e sorelle, per poi in tempo di guerra abbandonare gli studi e dedicarsi totalmente al lavoro come garzone falegname. Con intraprendente personalità poi Secondo iniziò a girare nella campagna romagnola a prestare servizi di falegnameria nelle case dei contadini locali , come per esempio fare o riparare le botti in legno del vino.

Ritornato dal servizio militare di leva dove apprese il mestiere di barbiere, Secondo si sposa con Magnani Anna e da inizio ad una attività di falegnameria poi evoluta anche a mobilificio nella località Masrola di Borghi dove tuttora esiste in funzione. Alla fine degli anni 80 Secondo Urbini, completata la sua meta di divenire imprenditore di successo nel settore mobili e arredamenti, cede la attività ai figli ed inizia a dedicarsi alla creazione del museo civiltà contadina. Affiancata alla attività del museo, Urbini Secondo sin dagli anni 70 con un gruppo amici musicisti a portato avanti anche le tradizioni musicali Romagnole come cantante in ristoranti, feste, pasqualotti ecc..

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